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Alessandra Gliro
PSICOLOGA - PSICOTERAPEUTA

Disturbo dello Spettro Autistico
Disturbi dello spettro Autistico:
il termine Autismo deriva dal termine greco αὐτός “stesso” ovvero “se stesso”, il quale rimanda chiaramente a quelle difficoltà comunicative e sociali e nell’ attenzione condivisa che si riscontrano a diversi livelli e secondo modalità estremamente differenziate nel disturbo dello spettro autistico.
L’autismo, tecnicamente meglio definito Disturbo dello Spettro Autistico, implica diversi sintomi che solitamente insorgono nel periodo precoce dello sviluppo:
1. Deficit persistenti della comunicazione sociale e dell’interazione sociale in molteplici contesti, caratterizzati da:
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deficit della reciprocità emotiva, che vanno, per esempio, da un approccio sociale anomalo e dal fallimento della normale reciprocità della conversazione, a una ridotta condivisione di interessi, emozioni o sentimenti, all’ incapacità di dare inizio o di rispondere a interazioni sociali;
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deficit dei comportamenti comunicativi non verbali utilizzati per l’interazione sociale, che vanno, per esempio, dalla comunicazione verbale e non verbale scarsamente integrata, ad anomalie del contatto visivo e del linguaggio del corpo o deficit della comprensione e dell’uso dei gesti, a una totale mancanza di espressività facciale e di comunicazione non verbale;
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deficit dello sviluppo, della gestione e della comprensione delle relazioni, che vanno, per esempio, dalle difficoltà di adattare il comportamento per adeguarsi ai diversi contesti sociali, alle difficoltà di condividere il gioco di immaginazione o di fare amicizia, all’ assenza di interesse verso i coetanei.
2. Pattern di comportamento, interessi o attività ristretti (ovvero gamma limitata), ripetitivi, manifestati da almeno due dei seguenti fattori, presenti attualmente o nel passato:
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movimenti, uso degli oggetti o eloquio stereotipati o ripetitivi (per esempio, stereotipie motorie semplici, come mettere in fila giocattoli o capovolgere oggetti, ecolalie, frasi idiosincratiche);
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insistenza nella immodificabilità, aderenza alla routine priva di flessibilità o rituali di comportamento verbale o non verbale (per esempio, estremo disagio davanti a piccoli cambiamenti, difficoltà nelle fasi di transizione, schemi di pensiero rigidi, saluti rituali, necessità di percorrere la stessa strada o mangiare lo stesso cibo ogni giorno);
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interessi molto limitati, fissi, che sono anomali per intensità o profondità (per esempio, forte attaccamento o preoccupazione nei confronti di oggetti insoliti, interessi eccessivamente circoscritti o perseverativi);
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iper- o ipo-reattività in risposta a stimoli sensoriali o interessi insoliti verso aspetti sensoriali dell’ambiente (per esempio, apparente indifferenza a dolore/temperatura, reazione di avversione nei confronti di suoni o consistenze tattili specifici, annusare o toccare oggetti in modo eccessivo, essere affascinati da luci o da movimenti).
Cause: le cause in grado di avviare manifestazioni cliniche di una sindrome autistica sono molte, di diversa provenienza e natura, ma soprattutto possono avere valenza diversa da individuo a individuo. Ciò significa che determinati fattori che in un soggetto attivano per linea diretta l’esplosione di un quadro clinico, in un altro soggetti possono invece rivestire il ruolo di cause predisponenti oppure scatenanti, a seconda, tra l’altro, anche del combinarsi di ulteriori eventi, siano essi pregressi, concomitanti o successivi. Va considerato inoltre che quasi sempre una sindrome autistica riconosce nella sua origine non un singolo innesco (genetico, infettivo, metabolico) ma più di uno.
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Dott.ssa Alessandra Gliro
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