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Alessandra Gliro
PSICOLOGA - PSICOTERAPEUTA

Disabilità Intellettiva
Disabilità intellettiva:
La disabilità intellettiva è un disturbo con esordio in età evolutiva e comprende deficit del funzionamento sia intellettivo che adattivo negli ambiti concettuali, sociali e pratici.
Il funzionamento intellettivo si riferisce alle capacità mentali generali, come il ragionamento, il problem solving, la pianificazione, il pensiero astratto, la capacità di giudizio, l’apprendimento scolastico e l’apprendimento dall’ esperienza. La disabilità intellettiva è definito dal QI (quoziente di intelligenza) ottenuto tramite la valutazione di uno o più test di intelligenza standardizzati somministrati individualmente (ad esempio la Scala di Intelligenza Wechsler, la Stanford Binet, scala Leiter-R).
Un funzionamento intellettivo significativamente al di sotto della media di almeno due deviazioni standard è definito da un QI di circa 70 o inferiore. I punteggi ottenuti ai testi per il QI non soddisfano da soli i criteri diagnostici, ma dovranno integrare la valutazione del funzionamento adattivo generale del soggetto.
Il funzionamento adattivo fa riferimento all’ efficacia con cui i soggetti fanno fronte alle esigenze più comuni della vita quotidiana e al grado di adeguamento agli standard di autonomia personale previsti per la loro particolare fascia di età, retroterra socioculturale e contesto ambientale: svolgere le attività di vita quotidiana, saper comunicare, essere in grado di partecipare alla vita sociale, essere in grado di vivere in modo indipendente. Il funzionamento adattivo andrà verificato, in base all’ età, nel contesto familiare, scolastico, lavorativo e comunicativo.
Classificazione della disabilità intellettiva:
In base al grado di compromissione, possiamo inquadrare quattro livelli di gravità (lieve, moderato, grave ed estremo). I quattro livelli di gravità andranno valutati per ognuno di questi tre domini:
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Dominio concettuale: comprende competenze linguistiche, abilità di lettura, scrittura, matematica, ragionamento, memoria e anche conoscenze generiche.
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Dominio sociale: riguarda la capacità empatica, il giudizio sociale e interpersonale, la capacità di comunicazione, la capacità di fare e mantenere amicizie e capacità similari.
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Dominio pratico: concerne la gestione di ambiti personali come il sapersi prendere cura di se stessi, la responsabilità sul lavoro, la gestione del denaro o le attività svolte nel tempo libero. Si include anche l’aspetto organizzativo della scuola e dei compiti di lavoro.
Disabilità intellettiva lieve:
La disabilità intellettiva di grado lieve costituisce la parte più ampia (circa l’83-85%) dei soggetti affetti da disabilità intellettiva. La disabilità intellettiva lieve nei bambini non è immediatamente evidente. Questi bambini tipicamente sviluppano capacità sociali e comunicative negli anni prescolastici (da 0 a 5 anni di età), hanno una compromissione minima nelle aree senso-motorie e spesso non sono distinguibili dai bambini senza disabilità fino all’ ingresso nella scuola primaria. Prima dei 20 anni possono acquisire capacità scolastiche corrispondenti all’ incirca alla quinta classe primaria. Al termine dei percorso scolastico (14-16 anni) possono raggiungere un’età mentale compresa tra gli 8 e gli 11 anni e delle competenze cognitive tipiche della fase dell’intelligenza operatoria concreta. Durante l’età adulta, di solito acquisiscono capacità sociali e occupazionali adeguate per un livello minimo di autosostentamento, ma possono aver bisogno di appoggio, di guida e di assistenza, specie quando sono sottoposti a stress sociali o economici inusuali.
Disabilità intellettiva moderata:
La disabilità intellettiva di grado moderato costituisce circa il 10-14% dell’intera popolazione di soggetti con disabilità intellettiva. La maggior parte dei bambini con disabilità intellettiva moderata acquisisce il linguaggio e le abilità prescolastiche molto lentamente. Possono beneficiare dell’addestramento alle attività sociali e lavorative, ma difficilmente progrediscono oltre il livello della seconda classe primaria nelle materie scolastiche. Al termine dell’iter evolutivo possono acquisire un’organizzazione cognitiva tra i 4 i 7 anni (non arrivano cioè all’ intelligenza operatoria concreta). Possono imparare a spostarsi da soli in luoghi familiari. Durante l’adolescenza, le loro difficoltà nel riconoscere le convenzioni sociali possono interferire nelle relazioni con i coetanei. Nell’ età adulta, la maggior parte riesce a svolgere lavori non specializzati, sotto supervisione, in ambienti di lavoro protetti o normale.
Disabilità intellettiva grave:
La disabilità intellettiva di grado grave costituisce il 3-4% dei soggetti con disabilità intellettiva. Durante la prima fanciullezza questi soggetti acquisiscono un livello minimo di linguaggio comunicativo; i limiti coinvolgono il lessico e la costruzione della frase: la produzione verbale è costituita prevalentemente da singole parole o frasi semplici. Durante il periodo scolastico possono imparare a parlare e possono essere addestrati alle attività elementari di cura della propria persona. Essi traggono un beneficio limitato dall’ insegnamento delle materie scolastiche, come familiarizzare con l’alfabeto e svolgere semplici operazioni aritmetiche, ma possono acquisire capacità quali imparare a riconoscere a vista alcune parole per le necessità elementari. Nell’ età adulta possono essere in grado di svolgere compiti semplici in ambienti altamente protetti. Possono essere presenti comportamento autolesivi e di disadattamento. La maggior parte di essi si adatta bene alla vita in comunità o con la propria famiglia, a meno che non abbia una disabilità associata che richieda assistenza specializzata o altre cure.
Esodio e decorso:
La prevalenza di disabilità intellettiva nella popolazione è di circa 1%. Nel complesso, la popolazione maschile rispetto a quella femminile ha più probabilità di ricevere diagnosi di disabilità intellettiva secondo un rapporto che va da 1,2:1 a 1,6:1.
L’età cronologica specifica e le caratteristiche presenti all’ esordio della disabilità intellettiva variano in funzione sia dell’eziologia sia della gravità. I soggetti che si presentano con forme più gravi di disabilità intellettiva tendono a essere identificati più precocemente durante la fase di sviluppo, specialmente nei casi in cui il paziente sia stato colpito da sindromi associate con uno specifico fenotipo identificabile già alla nascita (per esempio, sindrome di Down). Di contro, i soggetti meno gravemente affetti e privi di sindromi congenite con caratteristiche fisiche riconoscibili spesso non sono identificati se non durante uno stadio più tardivo dello sviluppo. Nelle forme acquisite, l’esordio può essere improvviso in seguito a malattie quali meningite o encefalite o in seguito a un trauma cranico verificatosi durante il periodo dello sviluppo.
Sul decorso della disabilità intellettiva svolgono un ruolo importante sia il decorso delle sottostanti condizioni mediche generali sia l’influenza dei fattori ambientali (per esempio, istruzione e altre opportunità, stimoli ambientali, appropriatezza della gestione del paziente). È importante notare che la disabilità intellettiva non è necessariamente un disturbo perenne: i soggetti che hanno ricevuto una diagnosi di disabilità intellettiva in giovane età possono sviluppare buone capacità adattive in altri domini, al punto da non risultare più idonei all’ assegnazione della diagnosi originaria in età più avanzata.
La disabilità intellettiva si associa frequentemente a malattie psichiatriche, la cui incidenza è superiore di tre-quattro volte rispetto al resto della popolazione. I disturbi che si verificano più frequentemente in associazione con disabilità intellettiva includono il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbi d’ansia, i disturbi dello spettro autistico, il disturbo da movimento stereotipato e i disturbi da controllo degli impulsi. Anche il disturbo depressivo maggiore può essere diagnostico, indipendentemente dal livello di gravità.
Contatti
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Dott.ssa Alessandra Gliro
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